Consolidamento roccioso: le imprese storiche!

In 31 anni, abbiamo avuto l’occasione di conoscere e mettere in sicurezza territori sparsi su tutta la penisola italiana.

Abbiamo vissuto esperienze, avventure e sfide complesse, abbiamo affrontato situazioni difficili e lavorato spesso in condizione atmosferiche estreme.Ma ne è valsa la pena!

Oggi condividiamo alcune delle imprese storiche di consolidamento roccioso realizzate da Gheller, dalla sua origine ad oggi.

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Opere di consolidamento passivo

La sicurezza del territorio è una priorità, tanto per i nostri committenti quanto per noi. La prevenzione passa attraverso opere di consolidamento passivo, spesso quasi invisibili allo sguardo ma di cruciale importanza per la salvaguardia del territorio e delle comunità che lo abitano. Ripercorrendo con la memoria i nostri 31 anni di esperienza vogliamo condividere due imprese in particolare.

Nel 2001 abbiamo realizzato la posa di 100.000 mq di reti armate e paramassi a Vietri sul Mare (Salerno) – committente: Autostrade per l’Italia; azienda appaltatrice Cesi di Isernia. Un’opera sicuramente imponente la cui vera difficoltà è stata logistica: lo spazio di accesso all’area di lavoro era molto limitato, soprattutto considerata la mole di materiale da movimentare. Ovviamente, poter contare su un capo cantiere in gamba ha fatto davvero la differenza e il lavoro è stato portato a termine nei tempi stabiliti.

La seconda “impresa storica” che condividiamo parla di un altro grande cantiere. Siamo negli anni 2016-2018 e l’azione in questo caso riguarda l’installazione di barriere paramassi e reti lungo tutti i tornanti della strada che arrampica sul passo di Monte Croce Carnico (Udine) segnante il confine con l’Austria. Normale amministrazione, se non fosse stato per alcune “avversità”. Oltre al forte traffico di transfrontalieri, sia leggero che pesante, e alla necessità di forare massi ciclopici per le fondazioni della barriera, il cantiere ha subito la terribile tempesta di Vaia, che ha richiesto il ripristino di alcune barriere lesionate dalla caduta degli alberi.

Opere di consolidamento attivo

Diserbi, disgaggi, drenaggi: sono il nostro pane quotidiano. Esistono però alcune opere di consolidamento attivo che per noi sono state importanti, sia per la complessità che per il risultato finale raggiunto.

Un’impresa che ci sta particolarmente a cuore riguarda il cantiere che abbiamo installato a Valstagna nel 2010, a pochi passi dalla nostra sede dell’epoca. La particolarità di questa impresa sta nel mix di consolidamento attivo e passivo. Alle barriere paramassi installate a diverse quote è stato abbinato anche il consolidamento attivo delle rocce affioranti sopra le barriere, sicuramente un intervento complesso a livello tecnico.

Un’altra curiosità legata a questo cantiere è stato l’utilizzo per la prima volta di un compressore radiocomandato, una soluzione sicuramente all’avanguardia per l’epoca. Considerato che il raggiungimento dell’area lavori richiedeva ca. 45 minuti di camminata, questa “innovazione” ha sicuramente permesso di ridurre l’impatto ambientale del cantiere.

Opere di ingegneria naturalistica

Le opere di ingegneria naturalistica sono sempre molto stimolanti. Restituire alla comunità aree spesso abbandonate o impraticabili o migliorare il territorio con nuove opere è sicuramente un orgoglio per chi progetta e per chi realizza.

Andando in ordine di tempo, una delle prime imprese l’abbiamo vissuta proprio a casa nostra con la realizzazione dei 4444 scalini della Calà del Sasso che collegano Valstagna al paese di Sasso.

Nel 2012/13, ci siamo occupati invece della realizzazione del ponte tibetano di Valli del Pasubio (Vicenza). 105 metri di lunghezza, il ponte è situato lungo la Strada del Re che porta al rifugio Campogrosso, offrendo uno splendido panorama sulle Piccole Dolomiti. Per il montaggio degli enormi cavi e il collegamento con le fondazioni sui due costoni, è stato utilizzato un elicottero che ha operato a 150 metri d’altezza. Un intervento spettacolare che si è concluso nel migliore dei modi.

L’opera di ingegneria naturalistica ha riguardato anche la ricostruzione e il consolidamento della muratura in pietra della strada militare, nonché la realizzazione della strada di collegamento scavata sul versante. Oggi il ponte tibetano è meta di frequenti escursioni e siamo davvero orgogliosi di aver contribuito alla sua realizzazione!